Pietro da Cortona

Architetto e pittore. Cortona 1596-Roma 1669

È uno dei tre massimi protagonisti, insieme a G.L. Bernini e a F. Borromini, dell’architettura e pittura barocca romana.
La sua opera architettonica sviluppa una problematica che è diversa da quelle, antitetiche, dei due grandi artisti suoi contemporanei. Infatti si oppone parimenti all’ideologia classicistica del Bernini e alla “anarchia” stilistica del Borromini, per porsi in una terza posizione che mira a un’operazione di sintesi tra classico e anticlassico, volta a dimostrare l’equivalenza di valore tra i due opposti.
Protetto dal mecenate, collezionista e scienziato Cassiano dal Pozzo e incoraggiato dai fratelli Marcello e Giulio Sacchetti, nei suoi primi anni romani si dedica allo studio dei fondamentali testi della cultura figurativa e architettonica antica e moderna. La sua fama sempre in ascesa, specie per le sue opere pittoriche, è legata all’avvento al papato di Urbano VIII Barberini (1623-1644), cui segue un periodo di eclissi, passato lontano da Roma, per poi rifiorire al suo ritorno nella città papale (1647) dove, malgrado la politica più austera introdotta dal nuovo papa Innocenzo X Pamphili (1644-1655), si dedicò ininterrottamente alla pittura compiendo imprese grandiose quali gli affreschi nella Chiesa Nuova e la decorazioni della Galleria di Palazzo Doria a Piazza Navona. È però solo con il papa Alessandro VII Chigi (1655-1667) che realizza i suoi più importanti progetti architettonici.

A Pietro da Cortona è dovuta in S. Marco, la cappella del SS. Sacramento terminata nel 1656, commissionata da N. Sagredo, che ha subito alcuni rimaneggiamenti nel ‘700.
L’artista utilizza la pianta a croce greca, molto diffusa a Roma nel tardo Cinquecento e il cui impiego è da ricollegarsi a Michelangelo e alla sua cerchia. Situato al termine della navata destra il vano appare con un effetto di illusionismo prospettico dovuto alla sua posizione rialzata sul presbiterio. Importante fattore sono anche gli effetti luminosi. Emerge dalla semioscurità della navata e il rapporto ombra luce mette pittoricamente in risalto gli effetti plastici costituiti dalla concavità delle cornici, il risalto degli stucchi, il volume delle colonne. Sull’altare il ciborio, in forma di tempietto a forma ellittica, ha al centro una nicchia destinata all’ostensorio ed è al punto di convergenza dei raggi luminosi. Sembra sintetizzare il significato religioso dichiarato nell’iscrizione del timpano sovrastante: ECCE TABERNACULUM DEI CUM HOMNIBUS.

Altre principali opere architettoniche in Roma: Chiesa dei Ss. Luca e Martina; S. Maria della Pace, facciata, decorazione dell’interno, sistemazione urbanistica; S. Maria in via Lata, facciata e portico; Ss. Ambrogio e Carlo al Corso, cupola, tribuna e ornati delle volte; Chiesa del Gesù, altare di S. Francesco Saverio.

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